Giornata internazionale per i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, ma dopo 30 anni a che punto siamo?
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Cammino ha celebrato i 30 anni dall’approvazione della Convenzione ONU sui diritti del fanciullo con la presentazione del libro “Liberi di scegliere”
ROMA – Il 20 novembre 1989, a New York, veniva approvata la Convenzione ONU sui diritti del fanciullo. Entrata nel nostro ordinamento il 27 maggio 1991, con la legge n° 176, ha ribaltato le logiche giuridiche (e non) di tutela delle persone di età minore, ponendo i loro diritti al centro del sistema delle relazioni familiari in funzione del loro “best interest”, del loro superiore interesse, che è criterio preminente o determinante di giudizio per chiunque deve assumere decisioni che li riguardino.
I dati (Unicef) odierni, se confrontati con quelli di 10, 20 o 30 anni fa, sono più che confortanti: il tasso di mortalità tra i bambini con meno di cinque anni, ad esempio, è diminuito del 60%. E in nessuna area del mondo il calo è stato inferiore al 40 per cento. Allo stesso modo, è aumentato esponenzialmente il numero di bambini che hanno avuto accesso a diversi vaccini. È diminuito, invece, il numero di bambini che non possono frequentare la scuola primaria: erano 100 milioni nel 2000 e il loro numero è sceso a 59 milioni nel 2018.
Nonostante questi dati, però, negli ultimi anni, sono stati registrati inquietanti rallentamenti nell’ambito dell’istruzione e della sanità. In definitiva permangono ostacoli apparentemente insormontabili al miglior sviluppo psico-fisico dei minori, anche in Italia: dalla povertà assoluta (1,2 milioni di bambini e ragazzi secondo Save The Children) a quella educativa, al mancato accesso autonomo alla giustizia. Circa quest’ultimo punto risulta evidente l’eccessiva complessità del sistema (art. 78 c.p.c. e seguenti) che è sostanzialmente inutilizzabile per una persona di età minore. Se non vi sono rimedi i diritti non sono effettivi e così la loro violazione può divenire prassi continuativa. Si tratta di soggetti particolarmente vulnerabili in ragione dell’età e della loro dipendenza spesso totale dal mondo degli adulti. A questo spesso si sommano altri fattori: la povertà, l’essere stranieri e/o migranti, nomadi, appartenenti a minoranze, disabili.
Bisogna cercare nuove strade anche dove sembra che non ci siano: Cammino ha iniziato questo anno (il XX dalla fondazione) con una riflessione a tutto tondo sui diritti fondamentali delle persone vulnerabili: ci siamo lasciati facendo nostro il motto “make a way where is not a way”.
Ieri, per celebrare i trent’anni dall’approvazione della Convenzione sui diritti del fanciullo, abbiamo riflettuto insieme ad un grande esponente della giustizia minorile che ha costruito una strada di riscatto per i minorenni figli delle famiglie della criminalità organizzata, vittime di una sottocultura della violenza e della sopraffazione, che li condanna a una scia di sangue, crimini, carcere e spesso morte violenta prematura. È stato presentato, nella sede nazionale di Cammino, in collegamento streaming con molte altre sedi, il libro di Roberto Di Bella e Monica Rapelli “Liberi di scegliere”. La riflessione è stata svolta dai professori Elisabetta Lamarque ed Ettore Battelli; ha concluso la Vicepresidente del Consiglio nazionale forense Maria Masi.
Perché gli avvocati devono dare voce alla domanda di diritti delle persone, in particolare dei soggetti più fragili e formarsi a tal fine: per andare oltre la singola causa e vincere, insieme con gli altri protagonisti, quella della giustizia.
EUGENIO RUSSO
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